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CASO Arte. Scienza. Movimento.

è una associazione culturale non a scopo di lucro con l’obiettivo di contribuire alla formazione della coscienza del giovane europeo. Si fonda nel Luglio del 2006 dall’esperienza del gruppo informale CASOart nato il 1° luglio 2004. L’associazione si occupa di arte contemporanea, di scienza e di movimento tradotto in attività all’aria aperta e in strutture pubbliche. Sostiene, come da statuto, le iniziative dei collettivi CASOart e sostiene altresì progetti e/o attività spontanee che vengono presentati da persone in sintonia con l’obiettivo: contribuire alla formazione della coscienza del giovane europeo attraverso attività artistiche, scientifiche e di movimento o attività fra queste intrecciate. Le parole chiave per comprendere l’iniziativa CASO e CASOart sono quindi: internazionalità, multisciplinarietà, multimedialità, accessibilità. Idea cardine, come dice il nome stesso dell'associazione, è quella della casualità. La coincidenze, le circostanze del caso, creano relazioni avvolte da emozioni e sensazioni atipiche rispetto al percepire usuale. Questo straordinario apporto di energie, se completato da azioni volontarie, nelle giuste condizioni, porta alla nascita e alla realizzazione di nuovi progetti, o alla modificazione di situazioni preesistenti.

CASOcowo - l'associazione CASO gestisce uno spazio cowork in cui trovare:

CASOcowo è uno spazio in cui organizzare piccoli eventi, incontri e dove poter trovarsi per lavorare ai propri progetti.

Lo spazio è disponibile gratuitamente per chi è associato CASO e contribuisce ai due progetti dell'associazione:

 

alcuni associati caso in riunione

Arte e Scienza
tratto da una citazione nel libro di Bruno Munari “Arte come Mestiere” Editori Laterza 1972.


“L’epoca atomica in cui viviamo comincia a mutare le nostre idee sulla realtà. Il buio del mondo ignoto s’illumina: visioni , una volta incompatibili con il concetto della realtà, non sono più immaginarie. Di qui sorgeranno nuove forme d’arte visiva. La scienza crea nuovi mezzi di conoscenza. Però la nuova indagine non è che un riprendere l’indagine curiosa dei bambino verso l’ignoto. In questo senso scienza e arte sono gemelle. L’arte serve da mediatrice tra l’immaginazione del fanciullo ed il senso della realtà dell’adulto. Il destino dell’arte visiva nell’era atomica dipenderà dal modo in cui queste tendenze della mente si unificheranno.
(Felix Deutsch)
tratto da una citazione nel libro di Bruno Munari “Arte come Mestiere” Editori Laterza 1972.

biblioteca dell'Associazione Caso

Nel seguente testo è interamente riportato l'articolo:

Ciberculture - Servizio del 02/12/98 - Arte e scienzadi Maria Grazia Mattei

Oggi entreremo insieme in un mondo affascinante, quello dell'arte che si confronta con la scienza. Un rapporto destinato a dare un grande impulso alla trasformazione culturale in atto nella nostra società. Un rapporto, quello tra arte e scienza, di cui si può parlare a vari livelli. Il primo è quello che riguarda l'elaborazione di immagini da parte del mondo scientifico stesso. Dai grandi laboratori o dalle università arrivano spesso immagini inusuali, forme curiose che si muovono nello spazio di un computer: altro non sono che visualizzazioni di calcoli complessi.

frattali per esempio. Nel 1975 Benoit Mandelbrot, matematico francese di origine polacca, coniò il termine ‘frattale’ per indicare quelle forme geometriche che a differenza di quelle euclidee non sono regolari. In natura ne esistono esempi diversi: dai fiocchi di neve, alle nuvole, alle montagne, ai rami degli alberi. E fu proprio con le immagini tridimensionali, presso i laboratori Ibm, che Mandelbrot riuscì a dimostrare la sua nuova teoria geometrica.

E' stato il caso più lampante di convergenza tra arte e scienza. Quelle immagini hanno sorpreso per la loro bellezza e al tempo stesso per il loro valore scientifico. Altri ricercatori hanno dato forma a teorie sull'universo, oppure hanno visualizzato i processi naturali. Il computer è lo strumento che contribuisce a rendere visibile l'invisibile, permettendo infinite variazioni, trasformazioni, punti di vista.

Il rapporto tra arte e scienza, ha dato vita negli anni ad alcuni momenti di incontro e di riflessione significativi. Nel 1986 la 42esima Biennale di Venezia, curata da Maurizio Calvesi, dedicò la sua edizione proprio alla tematica arte e scienza invitando i principali esponenti di questo movimento. Si parlava delle nuove immagini generate al computer come di una nuova tecnica paragonabile per importanza alla scoperta rinascimentale della prospettiva. Non a caso Donna Cox, artista che da anni lavora a fianco di scienziati all'Università dell'Illinois, scrisse allora un saggio intitolato "Rinascimento digitale", espressione ancora oggi utilizzata per definire il rapporto fra arte e tecnologia numerica. Per comprenderne meglio il significato facciamo un salto indietro nel tempo e andiamo a ricercare come operava l'artista che nel Rinascimento più di tutti seppe meglio unire la ricerca scientifica all'amore per l'arte: Leonardo da Vinci.

Le macchine e i modelli di Leonardo, esposti al Museo della Scienza di Milano, sono il punto di partenza per la nostra ricerca.

Osservando attentamente questi plastici, ricostruiti in base ai disegni del maestro fiorentino, ci si accorge rapidamente del ruolo centrale che assume nel suo lavoro lo studio della prospettiva. Nel Rinascimento gli artisti usano la prospettiva non solo per rappresentare il mondo che li circonda, ma anche per assegnare all'uomo un ruolo nuovo. La geometria e la matematica diventano un mezzo per rappresentare il mondo e per porre chi osserva in una posizione centrale.

Accanto al Leonardo artista c’è lo scienziato, che costruisce macchine e studia la natura. Non c’è nulla, nell'ambiente che lo circonda, che non stimoli la sua curiosità. Osservando gli insetti e gli uccelli cerca di costruire delle macchine per far volare l'uomo. Attraverso l'esplorazione della natura, inventa un mezzo per acquisire una conoscenza approfondita del mondo visibile. E, per Leonardo, questo sapere e' un elemento fondamentale per compiere il suo percorso artistico. Le forme delle nubi, lo studio dei movimenti delle acque: tutto e' oggetto di un'incessante ricerca che per il maestro deve essere alla base dell'arte.

Leonardo e' l'artista che più di tutti rappresenta lo spirito rinascimentale. E per molti esperti di arte digitale, come l'artista americana Donna Cox, quello stesso spirito può essere ritrovato nell'arte digitale. Il computer oggi, come lo studio della prospettiva all'epoca di Leonardo, e' un mezzo per rappresentare e ricostruire il mondo che ci circonda. Per questo si parla di Rinascimento digitale. Ma che cosa hanno in comune epoche cosi' distanti e apparentemente diverse?

"Questa espressione" - spiega Maria Grazia Mattei, esperta di creatività digitale- "e' nata con l'avvento del computer. E' un modo per raccontare come la tecnologia sia entrata nel mondo della rappresentazione. Il Rinascimento digitale ci aiuta, attraverso delle regole, a espandere la nostra creatività, la nostra fantasia. Lo studio della prospettiva e l'uso del computer, sono tecniche al servizio della rappresentazione. Ma il computer offre qualche cosa in più di una semplice tecnica. Il termine Rinascimento digitale ci indica che abbiamo un nuovo strumento che ci aiuta a leggere e a interpretare il mondo. Rappresentiamo un mondo in cui le barriere spazio-temporali sono state abbattute E' un mondo che rappresenta l'immediatezza e che si pone in rapporto con le scienze e l'artificiale. Per questo mette in discussione la nostra nozione di corpo fisico. La prospettiva di quest'epoca e' proprio il computer e il suo potere di rappresentazione".

Che relazione c'è allora tra il processo creativo e quello scientifico?

Esemplificative sono le opere di Roger GuilleminNobel per la medicina nel 1977, conosciuto nel mondo per aver scoperto le endorfine. Guillemin e' un personaggio che rappresenta un punto di incontro fra il mondo dell'arte e quello della scienza. Infatti, dopo aver lavorato per anni come medico, ultimamente si sta affermando anche come artista digitale.
Noi lo abbiamo incontrato a Milano nel corso della manifestazione "Dieci Nobel per il futuro", organizzata dalla società Hypothesis. Sentiamo, allora, qual e', secondo lui, il rapporto fra arte e scienza:

"E’ una questione molto complessa cui dare risposta, in questa forma, anche per "gli scientifici" più incalliti, se così si può dire. E’ che spesso si parla di una bella esperienza, di bei risultati, di una bella ipotesi, dunque c’è un criterio di eleganza, di bellezza se vogliamo, in tutte le forme di costruzione dello spirito che non siano necessariamente equivalenti; e che non sono obbligatoriamente la musica o la pittura, ma che corrispondano in qualche modo a delle strutture e a delle risposte intellettuali che troviamo nella scienza "dura", oserei dire. E in effetti, per continuare a rispondere a questa domanda, pur mantenendo un approccio scientifico che mi e’ sempre appartenuto nella vita, sono evidentemente sempre stato interessato all’arte visiva, all’arte pittorica. Ho una collezione d’arte precolombiana, d’arte dell’Oceania, della Nuova Guinea, dei quadri d’arte moderna, d’arte contemporanea. Non si vive necessariamente e interamente di concetti della scienza quando si è degli "scientifici".

Per Roger Guillemin la tecnologia e le sue invenzioni, e in qualche modo tutte le applicazioni della scienza, sono vicine all'arte, in quanto si tratta di vere e proprie creazioni della mente umana. Cosi' il computer può essere uno strumento per fare calcoli scientifici, ma anche un mezzo per realizzare opere d'arte. Sentiamo, allora, da Guillemin che tipo di aiuto può dare uno strumento come il computer all'artista:

"E’ proprio una delle ragioni per cui sono interessato al computer, e cioè quella di far conoscere quello che faccio con il computer, dal punto di vista della pittura. Va detto che non c’è nulla di quello che si fa al computer che non possa essere fatto nello studio di un artista, senza dubbio. Al contrario, quando nel suo studio il pittore ha fissato sulla tela un’immagine e vuole modificarla, vuole cambiarla, intervenirci di nuovo per riprodurla, per apportarvi un cambiamento qualunque, questo può prendere delle ore, dei giorni, delle settimane, mentre con il computer si possono fare gli stessi cambiamenti in pochi secondi e al contempo mantenere ognuna delle tappe compiute, sia che si cambino i colori, sia per qualsiasi altro particolare si voglia cambiare".

Anche Internet è un luogo adatto per rendersi conto di un interesse molto diffuso nei confronti della scienza. Addentriamoci nei meandri della Rete alla scoperta di centri di divulgazione e di dibattito sul rapporto tra arte e scienza. Un ascoltatore ci scrive chiedendoci se esistono, in Rete, dei siti dove sia possibile trovare delle immagini del corpo umano.

Di assoluto riferimento, da questo punto di vista e nell’ottica, che ci ha accompagnato nel corso di tutta la puntata, del rendere visibile l’invisibile è il Visible Human Project.

Promosso e coordinato dalla National Library of Medicine degli Stati Uniti e portato avanti da un pool di università sparse per il mondo, questo progetto ha come scopo lavisualizzazione e la mappatura dell’intero corpo umano sezionato in porzioni millimetriche. Partito nel 1987, il progetto ha ormai raccolto un patrimonio di circa 20.000 immagini fotografiche digitali dell’interno del corpo umano e migliaia di rappresentazioni tridimensionali dell’anatomia umana.

Ovviamente il primo utilizzo di questo patrimonio di immagini è finalizzato alla ricerca scientifica, ad esempio nel campo delle simulazioni, tuttavia le immagini sono di grande fascino anche per uno spettatore qualunque.

Collegandosi al sito del progetto - che ha un mirror anche in Italia (http://vhd-mms.cilea.it/) gestito dal Politecnico di Milano e dal Cilea - è ad esempio possibile vedere una sezione del polmone o una del cervello e compiere un’affascinante viaggio nell’invisibile che più ci è vicino: l’interno del corpo umano.